
Mar Rosso, tra il 6 e il 7 settembre 2025, i cavi sottomarini che collegano miliardi di persone smettono improvvisamente di funzionare. In poche ore, India, Pakistan, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita piombano nel buio digitale. Microsoft Azure riporta disservizi (Microsoft Azure services disrupted by Red Sea cable cuts | Undersea cables cut in Red Sea: Internet disrupted across Asia, Middle East; India, Pakistan among affected – The Times of India ). Un ennesimo episodio che ha reso evidente quanto delicata sia, in realtà, l’infrastruttura digitale globale.
Viviamo con la certezza che Internet sia sempre disponibile, come se fosse una risorsa infinita e immutabile. Ma dietro la nostra quotidianità digitale, che permea ogni ambito della nostra vita, si nasconde un’architettura molto più delicata e complessa di quanto immaginiamo.
Il vincolo simbiotico con la rete
L’evoluzione di Internet ha abbattuto costi, moltiplicato opportunità e reso accessibili servizi che oggi consideriamo indispensabili. Non si tratta più di un semplice strumento: la rete è diventata il nostro ecosistema digitale, un vincolo simbiotico che collega individui, aziende e istituzioni in modo sempre più profondo.
- Comunicazioni: ogni interazione sociale e professionale si basa prevalentemente su questa infrastruttura invisibile. Teleconferenza, videochiamate, telefonate, chat, condivisione di file.
- Commercio e informazione: e-commerce, banche online e testate digitali hanno cambiato radicalmente il modo in cui acquistiamo, gestiamo i nostri risparmi e ci informiamo.
- Servizi essenziali: sanità digitale, pubblica amministrazione, istruzione e piattaforme didattiche, e-learning, ecc.
- Intelligenza Artificiale: l’AI, motore di innumerevoli applicazioni e servizi, dipende da una connessione costante e stabile per elaborare dati e fornire risposte in tempo reale.
Questa dipendenza reciproca, che ci lega indissolubilmente alla rete, è sostenuta da un apparato tecnologico complesso e da un vero e proprio “esercito umano” di ingegneri, tecnici e operatori che lavorano dietro le quinte.
Senza di loro, ciò che diamo per scontato ogni giorno — dall’invio di un messaggio al funzionamento di un ospedale — semplicemente non esisterebbe.
Quando il mondo si ferma
Infrastrutture operative 24 ore su 24, 7 giorni su 7, 365 giorni all’anno ci portano a idealizzare l’intero sistema come perfetto, ma la realtà è ben diversa.
Quando si verifica un guasto — che sia l’interruzione di una popolare app di messaggistica o un malfunzionamento dei sistemi aeroportuali o bancari — il mondo sembra improvvisamente fermarsi, scatenando panico, frustrazione e rabbia. Un’interruzione che si protragga per ore, o addirittura giorni, ha un impatto ben più profondo, sia in termini economici esorbitanti sia in termini di disservizi, a livello globale.
Negli ultimi anni, i malfunzionamenti di Internet su larga scala sono diventati eventi sempre più frequenti — o, quanto meno, più evidenti, vista la crescente dipendenza dalla rete nella vita quotidiana e nelle attività professionali.
Dettaglio di alcuni eventi occorsi in questi anni : Eventi Malfunzionamenti
Questi episodi mettono in luce la fragilità delle infrastrutture digitali globali e sollevano interrogativi fondamentali sulla sicurezza delle comunicazioni a livello mondiale.
I cavi sottomarini costituiscono la principale dorsale del traffico internet globale, attraversando rotte spesso critiche e poco sorvegliate. La loro vulnerabilità a guasti, siano essi causati da atti dolosi che da eventi accidentali, rappresenta una minaccia reale non solo per la connettività, ma anche per l’economia e la sicurezza nazionale di interi Paesi. La difficoltà di riparazione di questi cavi amplifica ulteriormente il rischio, rendendo necessario un maggiore monitoraggio e protezione delle infrastrutture. Submarine Cable Map 2025

I meccanismi invisibili della continuità
Fortunatamente, non tutto è perduto quando qualcosa va storto. In caso di interruzione fisica, gli operatori di rete si affidano alla ridondanza per garantire la continuità dei servizi. Di solito dispongono di punti di accesso alternativi e percorsi che consentono il reindirizzamento del traffico, sia attraverso satelliti che reti terrestri, evitando così un blackout totale delle comunicazioni.
A supporto di questa strategia operano tre “protettori silenziosi” che lavorano nell’ombra:
- il protocollo TCP/IP è progettato per gestire la trasmissione dei dati in modo efficace. Immaginate un sistema postale che, se una strada è bloccata, trova automaticamente un percorso alternativo per consegnare una lettera. In caso di perdita di pacchetti o guasti nella rete, TCP utilizza tecniche di ritrasmissione per assicurare che i dati arrivino correttamente a destinazione, mentre IP consente ai pacchetti di essere instradati attraverso percorsi alternativi.
- il Border Gateway Protocol (BGP), nelle sue varianti (eBGP e iBGP), svolge un ruolo fondamentale nella gestione dell’instradamento dei dati tra diversi sistemi autonomi su Internet. Come un navigatore satellitare, BGP è in grado di rilevare cambiamenti nella topologia della rete e aggiornare rapidamente le rotte, permettendo così il re-routing del traffico attraverso percorsi alternativi.
- le piattaforme Cloud, infine, offrono architetture ridondanti e strategie di auto-recupero. Quando un server o una componente del sistema subisce un guasto, i servizi possono essere ripristinati automaticamente su un altro server o in un’altra località, garantendo la continuità del servizio.
In sintesi, questi elementi collaborano per aumentare la resilienza delle reti e ridurre al minimo l’impatto di eventuali guasti, garantendo un’esperienza utente “trasparente”. Tuttavia, non eliminano completamente i rischi; piuttosto, impediscono che un problema si trasformi in un collasso totale del sistema.
La strategia aziendale: non mettere tutte le uova nello stesso paniere
Quando un’azienda si affida esclusivamente a risorse Cloud e agenti AI per le operazioni quotidiane, un’indisponibilità prolungata può impattare pesantemente sulle attività. Per mitigare questi rischi, è fondamentale adottare delle strategie che evitino il singolo punto di fallimento.
Le principali contromisure possono includere ad esempio:
- infrastruttura ibrida: ossia un’architettura che permetta di distribuire i carichi di lavoro tra il cloud e i server fisici di proprietà dell’azienda (on-premise). Questa strategia offre flessibilità e riduce la dipendenza da un unico fornitore.
- backup locale: Mantenere una copia aggiornata dei dati e delle applicazioni critiche sui server interni. In caso di fallimento della connessione cloud, si può passare a questa copia per continuare a lavorare, riducendo la latenza e svincolandosi dalla connettività quando possibile.
- agenti AI locali: addestrare modelli di intelligenza artificiale leggeri o specifici per funzionare su macchine locali. Non tutti i compiti richiedono la potenza di un’AI distribuita. Alcuni agenti possono essere configurati per compiti essenziali come l’elaborazione di documenti o la gestione degli ordini in modalità offline.
Questi sono solo esempi superficiali. Per ogni flusso di lavoro e tipo di architettura informatica, è fondamentale trovare un equilibrio tra costi, flessibilità e garanzie offerte dalla soluzione implementata. Questa mediazione è essenziale per garantire che le scelte tecnologiche siano sostenibili e adeguate alle esigenze specifiche.
Oltre la tecnologia: perché il piano B resta un’opzione
La resilienza non si limita ai data center; è fondamentale che anche aziende e istituzioni si preparino adeguatamente. Qui spesso emergono i veri punti deboli.
Cosa accadrebbe se un sistema essenziale rimanesse indisponibile per ore e/o giorni? Quali contromisure si potrebbero attuare senza un intervento umano immediato?
L’adozione di strumenti come la Business Continuity (BC) e il Disaster Recovery (DR) può fornire un vantaggio decisivo in caso di eventi avversi, indipendentemente dalla loro natura. Prepararsi in anticipo è la chiave per garantire la continuità operativa e ridurre i rischi.
La loro implementazione, purtroppo, si scontra spesso con convinzioni e resistenze ancora diffuse:
- “… non può succedere a noi”: molte aziende, fortunate a non aver mai subito disservizi significativi, tendono a percepire il rischio come quasi nullo. Un atteggiamento che, per la sua intrinseca superficialità, può rivelarsi estremamente rischioso.
- percezione di costi e complessità: c’è chi vede questi framework come un investimento oneroso che non contribuisce direttamente al fatturato, e chi teme la complessità dell’analisi e dell’implementazione. Eppure, i costi di un blocco operativo sono quasi sempre di gran lunga superiori a quelli della prevenzione.
- mancanza di competenze e leadership: un’altra debolezza comune è la frammentazione interna. Può esserci un team IT altamente efficiente, in grado di gestire il Disaster Recovery (il ripristino dei sistemi informatici), ma una totale assenza di figure dedicate alla continuità operativa — ovvero la gestione dei processi aziendali critici durante l’emergenza (ad esempio: vendite, contabilità, logistica, ecc.), e la mancanza, sia parziale che totale, di procedure manuali alternative, insieme alla formazione necessaria per gli addetti, in merito a tali procedure.
L’umano è superfluo
La tendenza odierna di molte aziende e startup è quella di delegare in modo totale o parziale i propri processi aziendali ad agenti di intelligenza artificiale. Questo fenomeno rappresenta il nuovo miraggio del business.
Tuttavia, in un contesto in cui i flussi di lavoro sono gestiti da sistemi autonomi, l’assenza totale di personale umano in grado di intervenire all’occorrenza in ausilio o sostituzione degli stessi, la mancanza di procedure di emergenza rappresenta una vulnerabilità significativa capace di provocare interruzioni prolungate e conseguenze disastrose per le operazioni aziendali.
È quindi fondamentale integrare misure precauzionali e strategie di intervento che garantiscano la continuità operativa, assicurandosi al contempo che del personale “umano” sia adeguatamente formato e pronto a intervenire quando necessario.
Prepararsi all’inevitabile
In questo scenario simbiotico con reti e sistemi digitali, strumenti come la Business Continuity e il Disaster Recovery non possono più essere considerati semplici opzioni: sono essenziali per proteggere un’azienda/attività dalle interruzioni che rischiano di bloccare processi, clienti e servizi.
Vale la pena fermarsi un momento a riflettere:
- La tua azienda/attività saprebbe reagire se la rete restasse offline per ore o giorni?
- Quali conseguenze concrete potrebbero derivare da un guasto alle infrastrutture digitali?
- Stai davvero investendo nella continuità operativa o credi che “non succederà a noi”?
- Quanto potrebbe costare un fermo delle attività rispetto all’investimento richiesto da un piano di resilienza?
- La tua organizzazione dispone di procedure pratiche e collaudate per intervenire subito in caso di emergenza digitale?
Queste non sono solo domande da porsi: sono un richiamo all’azione. Prepararsi oggi significa proteggere la stabilità dell’azienda e costruire un vantaggio competitivo per il futuro.
Gabriele P.
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